TAGLIO DEI FONDI = AUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE
Il Fondo di Finanziamento Ordinario viene ridotto progressivamente di circa 1,5 miliardi per il quinquennio 2009-2013. Per di più, le risorse risparmiate non vanno a vantaggio dell’Università, ma confluiscono in un capitolo generale.
Tale riduzione comporterà delle ristrettezze economiche degli Atenei, che saranno costretti ad aumentare le tasse universitarie o a ridurre i servizi e l’offerta formativa.
RIDUZIONE DEL TURN OVER = RIDUZIONE DELL’OFFERTA FORMATIVA E AUMENTO DEL PRECARIATO
Il turn-over del personale viene limitato al 20% (sia in budget che in numero di persone) per il triennio 2009/2011 e al 50% dal 2012.
Questo vuol dire che ogni 5 persone che vanno in pensione si può assumere una sola persona, sia essa docente, ricercatore o tecnico/amministrativo. Quindi nell’immediato futuro molti giovani laureati, dottorandi e assegnisti, formati dall’Università Italiana con notevoli sforzi economici, non potranno essere assunti come ricercatori e saranno costretti ad emigrare o ad abbandonare il mondo della ricerca. Si otterrà quindi un inevitabile invecchiamento ed una progressiva riduzione del corpo docente, con conseguente impoverimento della didattica e della ricerca.
Ciò, unito al limite del rapporto tra numero di docenti e studenti previsti della legge n. 270/04, comporterà la chiusura di molti corsi di laurea e l’introduzione del numero chiuso per tutti i rimanenti corsi.
UNIVERSITÀ è FONDAZIONE = ADDIO DIRITTO ALLO STUDIO
La legge prevede la possibilità per le università pubbliche di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. Ciò potrà determinare:
1) un ulteriore ed incontrollato aumento delle tasse universitarie, fino al punto che famiglie saranno costrette a sobbarcarsi per intero l’onere degli studi universitari dei propri figli, con la conseguente forte limitazione del diritto allo studio;
2) la suddivisione in atenei di serie A, capaci di procurarsi fondi privati, e atenei di serie B dove, in mancanza di un tessuto economico-aziendale forte e progredito (come nel nostro territorio), è praticamente impossibile reperire finanziamenti adeguati alla ricerca;
3) la fine dell’autonomia della didattica e della ricerca, che saranno condizionate dalle scelte di pochi finanziatori privati seduti ad un Consiglio di Amministrazione.
È evidente che tale legge non elimina i difetti dell’Università Pubblica Italiana; essa non introduce né elementi di sviluppo e di competitività, (come il titolo della legge vorrebbe fare credere), né strumenti di valutazione rigorosi ed efficaci, che premino i risultati e la qualità nella ricerca, nella formazione e nel funzionamento dell’intera Università. Al contrario, si tratta di provvedimenti miranti ad un impoverimento progressivo ed allarmante delle Università Italiane che comportano gravi penalizzazioni sia per tutti coloro che operano nell’ambito dell’Università Pubblica sia per coloro che fruiscono dei suoi servizi, in particolare gli studenti e le loro famiglie.
invitiamo tutti ad aderire alle azioni di protesta condivise e promosse da studenti, dottorandi, assegnisti e docenti della Facoltà di Ingegneria e di partecipare all’Assemblea di Ateneo che si terrà giorno 17 ottobre 2008, ore 10.00 nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria.